giovedì 19 marzo 2009

ROMA SUNU SENEGAL 3 APRILE 2009

ROMA SUNU SENEGAL: VENERDI' 3 APRILE 2009 ORE 18 LIBRERIA GRIOT (Via S.Cecilia 1/a - Trastevere): Reportage fotografico sui protagonisti dell'ex Residence Roma di Via Bravetta a cura di Roberto Cavallini.
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ROMA SUNU SENEGAL Fotografie di Roberto Cavallini

Il tema:
Dall’esperienza del ghetto a quella dell’ interculturalità: il percorso umano e politico della comunità senegalese a Bravetta ed a Monteverde.
L’incontro:
L’incontro dei protagonisti dell’esperienza di interculturalità che è nata nel XVI Municipio prenderà lo spunto riflessivo dalla Proiezione di fotografie realizzate da Roberto Cavallini lungo un arco temporale che va dal 2006 al 2009, dove si descrive un percorso di riscatto umano ed artistico di alcuni senegalesi che per la loro storia di migranti si sono incontrati in un momento della loro vita al Residence Roma in via di Bravetta ed hanno proseguito il loro progetto migratorio diventando ambasciatori della cultura africana a Roma, nel resto d’Italia.
Interverranno: Badarà Seck (griot - Residence), Ousmane Ndiaje (mediatore culturale e Presidente della Consulta dei Migranti del Municipio XVI - Residence), Cire Gaye (Volontario Associazione Roma XVI con l’Africa - Residence), Vito Conteduca (vice preside del Liceo Montale - Bravetta), Fabrizio Fantera (professore del Liceo Morgagni - Monteverde), Annalisa Giannetti (presidente dell’associazione Roma XVI con l’Africa), Roberto Cavallini (fotografo - Monteverde).
Saranno invitati: Fabio Bellini (presidente XVI Municipio), Paolo Masini (consigliere comunale di Roma PD)
Sulla fotografia:
Sia nella vita che nella fotografia, la prospettiva è un artificio insopprimibile per la conoscenza.
La messa a fuoco è l’operazione di regolazione di un apparato visivo, finalizzata ad ottenere una visione nitida di ciò che è compreso nel campo visivo dell’apparato stesso. Si mette a fuoco ciò che già si è in grado di vedere soprattutto quando lo si riconosce. Il riconoscere è un’ azione sospesa tra la comprensione di ciò che è di fronte e la necessità di una ulteriore codifica. Lo sguardo, allora, si fa più attento, ha bisogno di una corretta messa a fuoco per individuare quella che poi riterrà essere la giusta prospettiva.
Sui fratelli senegalesi
Roma sunu Senegal, lo ha coniato un senegalese, Ibrahim e vuol dire, in lingua wolof “Roma il nostro Senegal”.
Ibrahim viveva al Residence Roma, in via di Bravetta.
Malgrado la precarietà della situazione, il Residence Roma ha rappresentato un punto di approdo e di incontro della comunità senegalese di Roma.
Era un luogo dove alcune donne preparavano ogni giorno pasti caldi per i loro connazionali che vivevano lontano dalla famiglia e che durante il Ramadan si trasformava in spazio per funzioni religiose. Era un luogo, dove artisti di grande valore, che abitavano altrove, tornavano dai “fratelli” musicisti per dare loro la possibilità di affrancarsi dalla condizione irregolare dell’ ambulante per tornare ad essere suonatori di cora, di percussioni, cantastorie e danzatori, per tornare a vivere ed a mantenere la loro famiglia in Africa col loro vero lavoro di artisti. Era un luogo dal quale, la comunità senegalese ha iniziato un processo di avvicinamento e compenetrazione con la città circostante, con le istituzioni e con le scuole in particolare, con cui ha stabilito una fitta rete di rapporti ed iniziative culturali. Il residence Roma offriva la possibilità della ricostituzione di una comunità, analoga a quella lasciata in Senegal ma, al tempo stesso, diversa perché le persone che ci vivevano, lo facevano in una sorta di commistione con la cultura, le abitudini, i modi di vita italiani.
Il residence è stato il mio punto di partenza, grazie all’associazione Roma XVI con l’Africa, per un’esperienza di incontro e conoscenza con la realtà senegalese e più in generale, della condizione degli immigrati africani a Roma. I senegalesi che ho incontrato hanno dato vita a un mondo sfaccettato e composito, difficilmente percepibile da un occhio frettoloso o disattento. Per conoscerli e quindi “vederli” è stato necessario un incontro umano ravvicinato ed una corretta messa a fuoco, verso una sempre maggiore nitidezza che permettesse un incontro di sguardi.
L’esperienza del Residence Roma si è conclusa con lo sgombero dell’agosto 2007, ma la comunità senegalese aveva, grazie alle associazioni operanti sul territorio e al XVI municipio, stretto rapporti di grande valenza culturale col territorio che ha, a sua volta, richiesto la loro presenza ed il loro agire.
Questa proiezione ripercorre l’inizio di un’esplorazione e una conoscenza ravvicinate di questa realtà, attraverso la presentazione di immagini e parole raccolti direttamente dai Senegalesi che ho incontrato, al Residence nel 2006 e poi durante la loro vita artistica e culturale fino al 2009.
Obiettivi:
Roma sunu Senegal ha come obiettivi:
Presentare una visione più articolata e complessa del fenomeno migratorio proveniente dal Senegal, di quanto non appaia dai mass-media.
Rendere noto all’opinione pubblica come la comunità senegalese di Roma sia riuscita ad avviare rapporti proficui con l’amministrazione locale, organismi del volontariato e del terzo settore, così come a creare una rete di scambi culturali con le scuole presenti sul territorio e ad mettere in campo iniziative di carattere nazionale.
Sulla fotografia e sulla vita:
La prospettiva in fotografia è un artificio insopprimibile per la conoscenza: la conoscenza, nella vita, è l’incontro con l’altro.

Roberto Cavallini"""